
18.06.2025
Donne e Design:
dal margine al centro del progetto
Nel grande racconto del design del XX secolo, il ruolo della donna è stato spesso relegato a una nota a margine, nonostante una presenza attiva, costante e decisiva. All’inizio, le donne entrano nel mondo del progetto non dalla porta principale, ma da quelle laterali: l’interior design, l’artigianato, il tessile, l’arredamento domestico. Spazi “concessi”, spesso considerati secondari, eppure fondamentali nella costruzione del linguaggio moderno del design.
Questa marginalizzazione non era frutto di un disinteresse femminile per la progettazione, bensì di un sistema culturale che escludeva le donne dalle accademie, dagli studi e dalla scena pubblica. Nonostante ciò, alcune figure straordinarie sono riuscite a imporsi, ridefinendo il concetto stesso di design e aprendo la strada alle generazioni future.
Charlotte Perriand
Collaboratrice di Le Corbusier, Charlotte Perriand fu molto più che una “spalla”. Fu co-autrice di arredi iconici come la Chaise Longue LC4 e progettista autonoma di interni rivoluzionari per estetica e funzionalità. Le sue idee erano radicali: credeva in un design al servizio della collettività, accessibile e democratico. A differenza del rigore teorico maschile dell’epoca, il suo modernismo era fluido, sensibile, vicino alla vita reale.
Ray Eames
Per troppo tempo Ray Eames è stata ricordata semplicemente come la moglie di Charles. In realtà, era un’artista completa, la vera forza creativa dietro molti dei progetti che hanno reso celebre la Eames Office. Grafica, fotografia, regia, design: Ray aveva una visione interdisciplinare e poetica, che ha contribuito in modo decisivo a fare degli Eames dei pionieri del design americano del dopoguerra.
Gae Aulenti
Nel panorama italiano, Gae Aulenti ha rappresentato una figura dirompente. Architetto, scenografa, designer, ha affrontato con determinazione un mondo professionale profondamente maschile. Il suo restauro del Musée d'Orsay a Parigi è oggi un capolavoro riconosciuto a livello mondiale. Il suo lavoro sfidava le convenzioni e ridefiniva gli spazi pubblici con un approccio colto, teatrale, e profondamente umanistico.
Eileen Gray
Irlandese, cosmopolita, e assolutamente moderna, Eileen Gray è stata una delle prime donne a progettare case e mobili all'avanguardia. Il suo capolavoro, la villa E-1027, è una dichiarazione di autonomia e raffinatezza funzionale. Per decenni oscurata dal mito di Le Corbusier (che non solo invase la casa con i suoi murales, ma contribuì alla sua cancellazione dalla storia), oggi viene celebrata come una delle grandi menti del modernismo europeo.
Lina Bo Bardi
Italiana di nascita, brasiliana per scelta, Lina Bo Bardi ha saputo fondere architettura e antropologia in una visione unica del progetto. Il suo MASP (Museu de Arte de São Paulo) o la Casa de Vidro non sono solo opere architettoniche, ma dichiarazioni ideologiche: l’arte deve essere accessibile, l’architettura deve servire il popolo. Ha portato nel design una dimensione etica e sociale che ancora oggi ispira generazioni di progettisti.
Cini Boeri
Tra le protagoniste indiscusse del design italiano, Cini Boeri ha saputo unire forma, funzione e umanità come pochi. Architetta e designer, ha lavorato con Gio Ponti e Marco Zanuso, ma ha sempre mantenuto uno sguardo autonomo e fortemente innovativo. I suoi progetti – come il celebre divano “Bobo” o il “Ghost”, la poltrona trasparente realizzata in un solo pezzo di vetro curvato – dimostrano come il comfort, la modularità e la sostenibilità potessero convivere con l’eleganza e la sperimentazione.
Boeri progettava per le persone, con attenzione quasi materna al vissuto quotidiano, all’inclusività, alla possibilità di abitare lo spazio con libertà. Il suo design è ancora oggi tra i più amati e rilevanti.
Zaha Hadid
Zaha Hadid è passata alla storia come “la regina della curva”, l’architetta che ha reinventato l’idea stessa di forma fluida e dinamica. Ma oltre alla sua monumentale opera architettonica, Hadid ha realizzato anche progetti di design che rispecchiano la sua visione avveniristica. Sedie, tavoli, lampade, persino scarpe e borse: ogni oggetto porta con sé quella forza scultorea e liquida che sfida la simmetria, il peso e la staticità.
Collaborazioni con marchi come Sawaya & Moroni, Cassina, B&B Italia, Lalique, dimostrano quanto il suo pensiero architettonico potesse declinarsi anche nell’intimità dell’oggetto, mantenendo potenza e visione.
Nanda Vigo
Poliedrica, visionaria, interdisciplinare: Nanda Vigo è stata una figura chiave tra arte, architettura e design. Collaborò con artisti come Lucio Fontana e Piero Manzoni, esplorando territori inediti con installazioni immersive e opere luminose. La sua idea di design non era semplicemente funzionale, ma sensoriale, quasi metafisica.
Il suo pezzo più iconico, “Cronotopo”, fonde luce, tempo e spazio in un’esperienza percettiva che anticipa molti temi del design contemporaneo. Per Vigo, la luce era materia progettuale, un mezzo per superare le barriere tra oggetto e ambiente.
In conclusione le donne hanno sempre fatto parte del mondo del design, anche se per lungo tempo il loro contributo è stato trascurato o sottovalutato. Eppure, con talento, visione e determinazione, hanno saputo ridefinire il progetto in tutte le sue forme: dall’arredo all’architettura, dalla luce alla materia, dai linguaggi formali ai significati culturali.
Oggi, il design contemporaneo sta finalmente riconoscendo la ricchezza di queste traiettorie. Sempre più professioniste danno forma a un approccio progettuale inclusivo, attento, trasversale — capace di interpretare le esigenze del presente e di immaginare un futuro più equo.
Anche il nostro studio, realtà tutta al femminile, si riconosce in questo orizzonte. Lavoriamo ogni giorno con passione e responsabilità, consapevoli che progettare non significa solo disegnare oggetti, ma contribuire a costruire nuovi modi di abitare, relazionarsi, vivere.
Perché il design, per essere davvero contemporaneo, deve dare spazio a tutte le voci. E tra queste, le voci delle donne continueranno a essere fondamentali.